È vero che la rinoplastica aperta presenta tempi di guarigione e recupero più lunghi? Possono rimanere cicatrici esterne visibili con la tecnica open? Il post operatorio è più complesso? La punta del naso resterà dura, gonfia e insensibile? Queste sono alcune domande che i pazienti si pongono frequentemente sulla rinoplastica aperta, che in anni recenti si è guadagnata una fama non sempre positiva anche se presenta l’indubbio di offrire al chirurgo una visione “a cielo aperto” delle strutture nasali su cui dovrà lavorare.
Tecnicamente meno complessa della chirurgia endonasale, la tecnica a cielo aperto ha offerto anche ai chirurghi meno esperti l’occasione di cimentarsi con il rimodellamento del naso. Tuttavia, non sempre i risultati sono all’altezza delle aspettative. Bisogna però sottolineare che di per sé la rinoplastica open non è una tecnica “inferiore” alle altre perché in mani esperte può condurre a risultati eccellenti. Inoltre può essere una scelta razionale nelle revisioni che richiedono tecniche complesse di ricostruzione. Questa, tuttavia, non è una scelta obbligata perché risultati di pari rilevanza possono essere raggiunti anche con tecniche endonasali (chiuse).
Tuttavia, la rinosettoplastica esterna presenta una serie di svantaggi che fanno spesso far oscillare la scelta per la tecnica chiusa o endonasale. Le principali criticità della rinoplastica con tecnica open includono:
- rischio di cicatrice esterne visibile a livello della columella, significativamente ridotto se ci si affida a chirurghi esperti e scrupolosi.
- In secondo luogo, il gonfiore della punta può persistere a lungo con il rischio che residui un aspetto “massiccio”, poco definito della punta e del dorso cartilagineo, generalmente non gradito soprattutto nelle pazienti di sesso femminile.
- Infine i tempi di recupero post-operatori, generalmente più lunghi rispetto a quelli della rinoplastica chiusa.
Tuttavia, è anche grazie alla rinoplastica aperta se la chirurgia nasale ha potuto fare importanti progressi che, a partire dalla fine degli anni ‘70 del XX secolo, hanno consentito ai chirurghi rinoplastici di ottenere i risultati di qualità migliore